Le Torri

Indirizzo 81030 Cellole CE, Italia

Queste torri permettevano di avvistare le navi nemiche e di lanciare segnali a vista con il fuoco di notte e il fumo di giorno. Questo sistema fu usato da Jbrahiam reggente e sovrano del grande impero islamico dall’875, che fece costruire sulla linea costiera dei suoi domini una serie di torri che permettevano di comunicare in una sola notte da Centa ad Alessandria d’Egitto.

Altro esempio è quello Bizantino che nella prima metà del IX sec. adoperavano le torri per comunicare da Tarso a Costantnopoli. Le torri presenti nel comune di Cellole risalgono approssimativamente al X e XI sec. motivate dalla guerra del vespro (1272-1302) periodo in cui le nostre coste erano esposte ad attacchi portati dai siculi-aragonesi.
Del sistema difensivo a Cellole sono presenti e in ottimo stato di conservazione due torri: la torre di Cerrito e la torre del Parroco. Altre due torri, che la memoria storica delle persone anziane ricorda con chiarezza sia nella localizzazione che nella loro struttura architettonica, sono ormai totalmente inserite nei nuovi fabbricati da aver perso ogni evidenza stilistica e sono: la torre di Sorgente e la torre del Cortinaccio. Prendendo in considerazione la torre di Cerrito, che risulta essere la migliore conservata e ultimamente ristrutturata, possiamo effettuare una descrizione anche molto dettagliata di tale edificio. Essa si presenta a pianta quadrata, di 6 m per ogni lato e 21,50 m di altezza; la base è più robusta per la presenza, sui quattro lati di uno sperone o contrafforte che dal livello del piano, dove inizia con circa 1.50 m in aggetto, si assottiglia man mano che si sale per circa 5.50 m senza alcuna finestra e con volta a botte. La prima stanza al piano superiore presenta una volta a cupola spezzata, è alta 5.20 m circa e per ogni lato misura 5.50 m. le altre due stanze che si elevano in successione di piani hanno le stesse dimensioni, ma a differenza della prima presentano un soffitto con travi in legno che si presumere fossero originali per non appesantire con la muratura la struttura portante della torre.

Lo spessore dei muri esterni, si assottiglia elevandosi per piano e passa dai 50 cm ai 30 cm; la torre termina con un terrazzo scoperto che certamente doveva servire per avvistare e per segnalare la presenza di eventuali invasori. Queste segnalazioni erano ricolte presumibilmente a Sessa Aurunca ed ai vari casali dell’entroterra. La distanza in linea d’area dalla torre di Capodiferro, sita presso la foce del Garigliano, a Sessa è ed era veramente tanta e le segnalazioni a volte potevano risultare faticose sia per la vegetazione, sia per la condizioni atmosferiche ed è per questo che furono realizzate le torri di Cellole con funzione dunque di ripetitore del segnale. I segnali lanciati dalle torri erano dei veri e propri allarmi per i popoli presenti sul territorio che nel frattempo si rifugiavano aspettando l’arrivo dei soldati acquartierati a Sessa Aurunca. A conferma di tale ipotesi è il toponimo di un luogo ancora esistente a meno di 2 Km dall’attuale abitato, sulla strada Cellole-Sessa verso l’Appia: le Friole.
Questo luogo è caratterizzato da alcuni ambienti scavati nel sottosuolo accuratamente ricavati e funzionali nei quali le donne specialmente le più giovani si rifugiavano per sottrarsi alla violenza dei saraceni, agli stupri, alle uccisioni, e alle deportazione per schiavitù. Il termine friole è una corruzione del termine latino filiolae che significa figliolette, bambine, ragazzine. 

Nota bibliografica: CAPOMACCIO C. “Pagus Cellularum” Storia di un popolo e di un territorio, S. Marco 25 Aprile 2003.

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