Le Origini

Ultima modifica 19 aprile 2022

Agli inizi della Storia
Pelasgi, popolo errante, migratorio, errabondo, il cui nome sembra appunto derivare da pelagos = cicogne, provenienti dalla Tessaglia, furono uno dei più antichi popoli che dalla Grecia si trasferirono in Italia e vi fondarono, come dice Dionigi di Alicarnasso ed altri, diverse città. 
Diodoro Siculo afferma che i Tespiadi, originari della città di Tespia in Tessaglia, espulsi dalla Sardegna si stabilirono nel territorio vicino a quello di Cuma e vi fondarono una città che, in ricordo della loro antica patria, chiamarono Sinope.
Gli espositori dei miti, i fatti esemplarmente idealizzati in corrispondenza di una carica di eccezionale e diffusa partecipazione fantastica o religiosa, nella genealogia delle 'Tespiadi, figlie di Asopo, elencano anche la citta di Sinope. Nessun dubbio, allora, presso gli antichi scrittori sulla fondazione della città di Sinope da parte di un gruppo etnico proveniente dalla Grecia, come afferma 
Tito Livio: "Ubi Synope diciiur Graeca urbs fuisse, Sinuessa deinde ab colonis Romanis appellatar'. 
Ecateo dice che il toponimo Sinope proviene etimologicamente da sanapae= ebrii, dei Traci, attribuendo tutti gli studiosi ai Pelasgi un'origine trace, essendo stati anche abitatori della Tracia. Tale popolo, dunque, trovò in questa terra fertilissima una gradita dimora ed un ottimo habitat e, cacciato il popolo autoctono degli Auronissidalle terre che esso possedeva oltre il monte Massico, vi si insediò assimilando un poco alla volta quegli indigeni (nativi od originari del luogo) o aborigeni (primi abitatori di un paese, cioè quelli che vi ebbero la loro origine), tanto da costituire un unico popolo nell'VIII o VII secolo a.C.: gli abitanti di Sinope. 

Alcuni studiosi ritengono che gli Aurunci e gli Ausoni, presenti questi ultimi in molti territori del Lazio, della Campania, della Lucania e della Puglia, fossero non solo autoctoni, ma anche un popolo unico
Affermano, infatti, che, quando i Greci, Pelasgi o Traci, fondarono Cuma nell'VIII secolo a.C., gli Ausoni sono ancora padroni della Campania e con gli Aurunci sono considerati lo stesso popolo, detto poi aurunco, che abita le citià di Suessa, Aurunca, Mintumo, Vescia e Sinope. Altri, invece, sono convinti che Ausoni e Aurunci fossero due popoli ben distinti tanto che Virgilio così li considera nell'elenco delle città che si alleano con Turno contro Enea :Aleso, il giovane condottiero degli Aurunci, in uno scontro è ucciso da Pallante. 
Si può opinare che Suessa sia stata fondata intorno al IX secolo a.C., non molto tempo dopo la fondazione di Aurunca, e che i due popoli vengano chiamati Aurunci; Tito Livio, il cronista della Storia di Roma antica, li descrive come gente bellicosa, di grande prestanza fisica e di aspetto truce; se ne accorgerà Roma che per 162 anni deve spesso lottare, con alterne vicende, contro di essi. 
Il territorio che ci interessa inizia ad essere documentato solo nel III secolo a.C. quando si scatenano le guerre di conquista del sempre più potente Popolo Romano. 
Nell'anno 251 at urbe condita, dalla fondazione di Roma, anno 503 a.C., durante il consolato di Agrippa Menenio Lanato e Publio Postumio Tuberto due città volsce, Suessa Pomezia e Cora, si danno agli Aurunci per sottrarsi alla dominazione romana; ne scaturisce la prima guerra della Repubblica romana contro gli Aurunci che furono sconfitti e Roma, per dimostrare la grande gioia di questa vittoria, decretò il trionfo dei Consoli. 
Ma nell'anno seguente, 252 a.c., 502 a.C., i consoli Opitro Virginio e Spurio Cassio marciarono nuovamente su Pomezia e gli Aumnci, ancora una volta, si schierarono contro i Romani che in un primo tempo furono sconfitti, ma, poi, ripresisi subito assalirono e sconfissero gli avversari. 
Purtroppo nel 259 a.u.c., 495 a.C., durante il consolato di Appio Claudio Sabino e Publio Servilio Prisco gli Aurunci inviarono i loro ambasciatori al Senato della Repubblica pretendendo che si levasse il presidio da Pomezia e se ne ottenesse la restituzione; avendo ricevuto un netto rifiuto dal Senato, gli Aurunci marciarono alla volta di Roma con un potente esercito, ma ancora una volta, nei pressi di Ariccia, furono sconfitti e dispersi'. Nel 410 a..c., 344 a.C., essendo consoli Marco Fabio Dorsuone e Servio Sulpicio Camerino, in seguito ad una scorreria degli Aurunci in territorio romano, fu creato dittatore Lucio Furio, che a sua volta nominò maestro della cavalleria Cneo Manlio Capitolino, i quali marciando contro gli Aurunci li sconfissero. 
L'ultima guerra che si conosce avvenne nell'anno 413 a..c., 341 a.C., durante il consolato di Publio Decio Mure e Tito Manlio Torquato, console per la 3' volta, per l'ennesima volta gli Aurunci furono sconfitti, nel 345 a.C., presso Trifano e finalmente vinti si sottomisero a Roma con l'atto di dedizione a T. Manlio Torquato. 
La narrazione, seppur succinta, di tali guerre potrebbe apparire vera da questa indagine storica, ma non è ne sarà mai così; il citato Tito Livio, infatti, dice testual-mente: 
"Huic agmini Torquatus consul ad Trifanum, inter 
Sinuessam Mintumasque is locus est, occurrit".

Il console Torquato, dunque, accorse con le sue truppe precisamente a Trifano, cioè nella localitàancora oggi conosciuta con lo stesso toponimo antico nel territorio di Cellole, come dice Livio: tra Sinuessa e Mintumo! 
Proprio nel territorio di Cellole, gli Aurunci, tra le cui file dovettero certamente combattere anche abitanti dell' antico pagus, ebbero a subire la più feroce sconfitta e furono costretti a sottomettersi con l'atto di dedizione, che consisteva nella resa totale ed incondizionata. 
Interessante è l'etimologia del toponimo Trifanum:
Fanum
 significa letteralmente luogo consacrato ad una divinità, tempio, santuario, che unito a trespuò significare luogo dove si venerano tre divinità o luogo dove vi sono tre santuari; comunque luogo dove gli abitanti della Cellole pre-romana veneravano le loro divinità. 
Interessante è certamente la spiegazione che il Tommasino propone per spiegare l'origine del toponimo suddetto: 
"Ci sa infatti che i Latini in genere solevano nei crocicchi delle vie (bivii o triuii) erigere degli altari (sacella) o tempietti ai Lares compitales. Nell'odiema località Tre ponti ancor oggi tre vie s'incontrano: quella per cui passò più tardi la via Appia, la seconda che costeggia il monte Massico e la terza sulla quale convergono una serie di vie secondarie (deuerticula) che intersecano l'agro di Cellole e tagliano la via provinciale. La maggior parte di queste vie conservano tracce evidenti di romana antichità. Al trivio dovevano fin dal tempo della guerra latina sorgere senza dubbio tre ponti (donde il nome odierno) gettati su piccoli corsi d'acqua che anche oggi irrigano la contrada. Infatti il Comm.re Irace Camillo, sindaco di Sessa, ed attuale proprietario del luogo, assi- cura che "il nome Tre ponti ricorre nel vecchio catasto del 1809; che colà esistevano dei ponti romani, i resti di uno dei quali sussistono ancora, e che infine degli altri due ricorda di averne sen-tito parlare”
Questa interpretazione, così ben corredata dalle notizie sugli usi e le abitudini dei latini, ci sembra doversi considerare apprezzabile anche perché lo scrittore l'ha verificata di persona e ne trascrive una testimonianza di duecento anni precedente: 
"Vero è che le tracce di essi ponti, per quanto di modesta proporzione, non potrebbero sfuggire ad un esame accurato del luogo, considerando che al tempo del De Masi (1761) essi esistevano ancora.* Ma, se si riconnette quanto finora si è rilevato con quel- lo che nel 1761scriveva il De Masi a pag. 154 della sua Storia di Sessa ** anche l'ombra del dubbio svanirebbe. Onde della sicura 
L'aver appena accennato alle vicende di guerra degli Aurunci contro i Romani induce a ricordare chegli abitanti di Sinope e delle altre ciità vicine, Vescia, Suessa, Aurunca e Minturno dovettero confederarsi per formare un esercito degno di combattere contro Roma. 
Nell'anno 337 a.C.: 
"...inter Sidicinos Auruncosque bellum ortum. Aurunci, T. Manlio consule in deditionem accepti, nihil deinde moverant; eo petendi auxilii ab Romanis causa iustior fuit. Sed priusquam consules ab urbe -iusserat enim senatus defendi Auruncos -exercitum educerent, fama adfertur Auruncos metu oppidum deseruisse profugosque curn coniugibus ac liberi5 Suessam com- munisse, quae nunc Aurunca appellatur, moenia antiqua eorum urbemque a Sidicinis deletam": 
I Sidicini, dunque, che abitavano l'altro versante del vulcano di Roccamonfina e la cui città principale era Teano, senza alcuna ragione verificabile, assalgono ed assediano Aurunca; gli abitanti invocano l'aiuto di Roma, ma non ricevendo aiuto, per indugio occasionale o calcolato, fuggono dalla loro città e si rifugiano a Suessa che li accoglie con amicizia e sollecitudine, mentre i Sidicini, entrati in Aurunca, la distruggono completamente; da quel momento la città ospitante viene chiamata Sessa Aurunca. 
Intanto nella II guerra sannitica, mentre le città di Ausonia, Vescia e Minturno si alleano con i Sanniti contro Roma e vengono sconfitte e soggiogate nel 314 a.C., Suessa Aurunca resta fedele al patto di alleanza con i Romani e rimane indenne. 
T. Livio .. Ab urbe condita IX, 25 .. 314 A.C. 
Ausona,e Minturnae e Vescia --fuit deletaque Ausonum gens--and the nation of the Ausonians was exterminated
per un crimine di defezione a malapena certo, come se avesse combattuto strenuamente in guerra.

Roma, allora, per evitare altre spiacevoli sorprese nel territorio, nell'anno 441 a.u.c., 313 a.C., essendo consoli Lucio Papirio Cursore per la 5" volta e Cneo Giunio Bubulco per la 2' volta, seguendo l'intelligente politica di stabilire nei luoghi occupati sicuri presidii, invia una colonia latina a Suessa Aurunca. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nell'anno 458 a.c., 296 a.C., viene inviata una colonia romana a Minturno e un'altra a Sinuessa, come riferisce Livio: 
"...itaque placuit ut duae coloniae circa 
Vescinum et Falernum agrum deducerentur, 
una ad ostium Lyris fluvii, quae Minturnae 
appellata, altera in Saltum 
Vescinum,Falernum contingente agrum, ubi 
Sinope dicitur Graeca Urbs fuissc, Sinuessa 
deinde a colonis Romanis appellata" 


Per quale motivo la città fondata dai navigatori provenienti dalla Grecia e da essi denominata Sinope fu ribattezzata dai coloni romani Sinuessa? 
I1 toponimo è composto dai due termini sinus e Suessa e, poiché sinus significa ogni cosa che si pieghi avvolgendosi, detto di località marina = seno di mare, insenatura, baia, golfo: Sinuessa vuol dire l'insenatura di Suessa, il golfo di Suessa

Nota bibliografica: CAPOMACCIO C. “Pagus Cellularum” Storia di un popolo e di un territorio.

Cookie
Questo sito utilizza cookie tecnici, analytics e di terze parti. Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie. Per maggiori informazioni consulta la Cookie Policy